Abbiamo partecipato portando la voce della nostra associazione all’Istruttoria Pubblica sui Prati di Caprara mediante la quale, tramite 3 giorni di consultazioni tra consigliere ed esperti indicati da cittadini, comitati e amministrazione, si mira a dare un quadro completo che possa rimettere in discussione il destino di quest’area destinata ad essere rasa al suolo per una pretestuosa bonifica e cementata per la sua metà.
Ecco la trascrizione dell’intervento del nostro delegato, Roberto Tomesani:
«Sono Roberto Tomesani, consigliere dell’Associazione Salvaiciclisti Bologna, l’associazione per la promozione della mobilità attiva con il maggior numero di soci iscritti in città, circa 600. Questa istruttoria pubblica è una richiesta di ascolto che la cittadinanza ha imposto ad una politica sfuggente. Nonostante l’attuale calo di consensi dovuto a scelte che mancano della necessaria trasparenza, la politica continua ad essere autoreferenziale.
Decisioni prese in contesti sconosciuti allontanano la gente dalla politica, non dalla voglia di partecipare ad iniziative democratiche legate al territori. Lo dimostrano appunto le migliaia di firme raccolte.
La questione dei Prati di Caprara ha avuto un impatto talmente forte nella città che Salvaiciclisti ha dovuto necessariamente prendere posizione, rispondendo a una richiesta da parte della base e dei simpatizzanti: questo Bosco ci riguarda tutti, il tuo taglio avrebbe un impatto sulla mobilità, sulla vivibilità, sulla qualità dell’aria e del paesaggio, quindi bisogna cambiare strada, cambiare il POC si può, anzi si deve.
Quanto tempo era che dei cittadini non venivano a bussare alle porte del consiglio comunale? Dal lontano 2006 non si realizzava un’Istruttoria pubblica, qualcuno dice dal ’91, pensiamo sia importante sottolineare la straordinarietà. Se tanta gente chiede di partecipare pubblicamente è segno che la politica deve dare una risposta. L’Istruttoria finora è stata un triste spettacolo di interventi tecnici asserragliati dietro posizioni inamovibili che non si sono minimamente sforzate di rispondere a richieste reali. Siamo qui per sollevare un problema. Per tenere alta l’attenzione su una cosa che non deve passare, strisciante, come «area di compensazione per la ristrutturazione dello Stadio» che è invece speculazione edilizia
Allora noi siamo ciclisti e il ciclista urbano ha bisogno prima di tutto di qualità dell’aria, di moderazione del traffico e di ciclabilità diffusa, non di tronconi mozzi di ciclabili realizzati come abbiamo visto in questi anni.
Grandi cose da dire sulla mobilità in un bosco, evidentemente, non ce ne sono, ci sono le cose da NON fare: no strade, no case, no parcheggi. I Prati devono restare un bene pubblico IN-EDIFICABILE.
CHIEDIAMO
- Una riorganizzazione della mobilità del Quartiere intorno all’Ospedale nella direzione della mobilità sostenibile, non quella automobilistica
CHIEDIAMO
- Finire fermata Servizio Ferroviario Metropolitano SFM
CHIEDIAMO
- Più sicurezza stradale: la via Emilia è teatro di morti e feriti più che ogni altra strada di Bologna.
CHIEDIAMO
- Un progetto che aumenti la percezione di sicurezza e vivibilità che le aree urbanizzate residenziali periferiche non danno. Bisogna intervenire con investimenti sul quartiere già abitato e non attorno.
CHIEDIAMO
- Un intervento del tutto conservativo del bosco per garantire che l’ecosistema che lo abita non venga compromesso, sempre in ottica di valorizzare il bosco come risorsa naturale e non economica e non turistica
NON CHIEDIAMO
- un insediamento abitativo o peggio ancora commerciale va nella direzione di aggravare l’area di altra mobilità ( e… sottolineo che ormai per mobilità si intende sempre e solo quella automobilistica. Una sola auto inquina più di 1000 ciclisti anche se sudassero tutti contemporaneamente.
In Italia si consumano 2metri quadri di territorio al secondo secondo il meteorologo Luca Mercalli: da domani si costruisce ZERO sul fragile territorio italiano, e si ristruttura l’esistente
Se fossimo in un paesino toscano patrimonio dell’Unesco mettereste le tapparelle alle finestre di un casolare del Seicento. Il BOSCO URBANO è un’area pubblica, un’area verde con valenza sociale ed ecologica. Il Comitato di salvaguardia nell’ultimo anno e mezzo ha dapprima guardato, poi amato, poi pulito, poi abbracciato il bosco, e noi eravamo lì. Negli ultimi tempi la raccolta firme del FAI per i luoghi del cuore ha raggiunto quota 15.000: questa grande partecipazione popolare ha permesso anche questa RARISSIMA ISTRUTTORIA PUBBLICA della quale siamo fieri.
Questa è una battaglia politica nel senso vero del termine, deve essere di esempio per questa ed altre aree demaniali della città. A nostro avviso, un’occasione unica per Bologna di dimostrarsi all’avanguardia in Italia e in Europa, in un momento storico dove si cercano soluzioni per creare boschi urbani come compensazione all’aumento di temperatura e all’inquinamento delle aree fortemente antropizzate. Qui c’è già un area enorme in cui sono cresciute varietà spontanee adattatesi autonomamente all’ecosistema. Salvaiciclisti auspica perciò che si edifichi solo dove è già stato edificato, lasciando la porzione denominata Prati Est in un mix di area protetta e area attrezzata. Ma Salvaiciclisti si occupa di mobilità urbana. Sintetizzo la nostra posizione è la negazione di viabilità automobilistica in quella zona: no strade, no case, no parcheggi; quindi no co2, no2, biossido d’azoto dei diesel, no polveri sottili etc: la città è satura. Abbiamo bisogno solo di riqualificare l’area con qualche sentiero ciclopedonale e delle panchine, mobilità lenta significa aree verdi. I percorsi verdi vanno necessariamente accompagnati da mobilità lenta, dopo aver visto gli eventi climatici di questi giorni, abbattere un bosco spontaneo sembrerebbe davvero improponibile. Potrebbe essere un autogol per questa amministrazione, e potremmo pentircene tutti. 15mila cittadini che hanno firmato per il bosco chi voterebbero? Domande rilevanti in questo contesto. La mia personale opinione è che noi Sapiens potremmo non farcela a restare a lungo su questo pianeta in queste condizioni climatiche. Con un grado di temperatura in più già ci sono tornado sul mediterraneo e tempeste una dietro l’altra con una frequenza che non si ricorda a memoria d’uomo, probabilmente è già troppo tardi, ma bisogna pur sempre provarci. Siamo la prima generazione a vedere il disastro e L’ULTIMA CHE PUO’ FARE QUALCOSA. ABBIAMO POCHI ANNI per mettere in pratica gli accordi di Parigi che ci potrebbero permettere di restare sotto i 2,5° di aumento di temperatura. Bisogna piantare degli alberi, non tagliarli.
Due ultime parole, per lasciarvi: POLMONE VERDE e non VERDE PERCEPITO.
E ringrazio i presenti.»
venerdì 9 novembre 2018