Dal 24 al 26 maggio 2024 abbiamo pedalato su un risciò da Rimini a Bologna, lungo la via Emilia, perché vivere in condizione di svantaggio o di diritti negati è proprio come correre la tappa Rimini – Bologna del Tour de France, ma mentre tutti hanno la bici da corsa, tu hai un risciò!
E se è vero che le idee viaggiano su ali invisibili… una risciò fucsia accompagnata da tutte noi si vedrà benissimo!
In Italia, le donne continuano a essere discriminate in molteplici ambiti della vita, tra cui il lavoro, l'economia, il potere e le relazioni familiari. Nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, le disuguaglianze di genere restano profonde e pervasive, limitando le opportunità delle donne e impedendo loro di raggiungere il pieno potenziale. Questa situazione non solo compromette la giustizia sociale, ma rallenta anche il progresso economico e lo sviluppo del nostro Paese.
Secondo il rapporto del Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne (CEDAW), l'Italia presenta un grave divario di genere, evidenziando la necessità di un impegno concreto per raggiungere l'uguaglianza. Sebbene il tasso di occupazione femminile sia aumentato di circa sei punti dal 2013 al 2022, si attesta ancora al 55%, ben al di sotto della media europea del 69.2%. Questo divario è particolarmente evidente nel caso delle madri: nel 2022, il 72.8% delle dimissioni volontarie dei genitori con figli piccoli proviene dalle madri, principalmente per esigenze di cura, rispetto al 27.2% dei padri.
La mancanza di servizi adeguati per l'infanzia è un fattore cruciale che contribuisce a questa disparità. L'Italia offre in media solo 30.9 posti di asilo nido ogni 100 bambini sotto i tre anni, molto al di sotto dell'obiettivo del 45% stabilito dal Consiglio Europeo per il 2030. Questo dato dimostra che molte donne sono costrette a lasciare il lavoro perché non riescono a trovare o permettersi servizi di cura adeguati per i loro figli. Inoltre, la retribuzione per i congedi parentali è solo del 30%, insufficiente per sostenere le famiglie e promuovere una condivisione equa delle responsabilità di cura tra i genitori.
Un altro aspetto critico è la violenza economica, che colpisce il 49% delle donne italiane almeno una volta nella vita, con una percentuale che sale al 67% per le donne divorziate o separate. Questa forma di violenza limita l'autonomia finanziaria delle donne e le rende vulnerabili a ulteriori abusi. Anche il lavoro non retribuito di cura contribuisce al gender gap, con le donne che dedicano in media 5 ore e 5 minuti al giorno al lavoro di cura non retribuito, rispetto alle 1 ora e 48 minuti degli uomini. Questo carico aggiuntivo riduce il tempo e l'energia che le donne possono dedicare alla loro carriera professionale.
La povertà pensionistica delle donne è una problematica grave e diffusa, dovuta principalmente a carriere lavorative discontinue e salari più bassi rispetto agli uomini. Questo fenomeno è aggravato dal tempo dedicato al lavoro di cura non retribuito, che riduce ulteriormente i contributi pensionistici accumulati. Di conseguenza, molte donne anziane si trovano a vivere con pensioni insufficienti, affrontando difficoltà economiche e una maggiore vulnerabilità alla povertà.
Affrontare il gender gap nel mondo del lavoro richiede un approccio multifattoriale. È essenziale migliorare l'accesso ai congedi parentali retribuiti, aumentare gli investimenti nei servizi per l'infanzia, promuovere l'educazione finanziaria e rafforzare le leggi e le politiche di parità di genere. Solo attraverso un impegno concertato e sistemico sarà possibile superare le disuguaglianze che limitano il progresso e la crescita del nostro Paese.
La violenza maschile contro le donne è un fenomeno pervasivo e preoccupante in Italia, e rappresenta una delle forme più estreme di disuguaglianza di genere. Le statistiche sono chiare: una donna su tre ha subito una qualche forma di violenza fisica, sessuale o psicologica nel corso della sua vita. Questo fenomeno non è un evento episodico o isolato, ma colpisce un numero significativo di donne, riflettendo e perpetuando le disuguaglianze di genere e i rapporti di potere squilibrati tra uomini e donne.
La domanda: preferiresti incontrare un uomo od un orso è diventata virale su Tik Tok per il vissuto delle donne per le quali essere oggettificate, ridotte ad un corpo su cui esercitare il potere, o considerate inferiori in quanto donne è una realtà quotidiana,.
Secondo il Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione contro le Donne (CEDAW), la violenza di genere è un problema sistemico che si fonda su disuguaglianza di potere e stereotipi di genere dannosi. La violenza sulle donne non è uno sbando, ma è frutto di rapporti di potere asimmetrici che diventano strumenti di assoggettamento e coercizione. Le donne, a causa della loro posizione di vulnerabilità economica e sociale, sono spesso oggettificate e considerate inferiori, ridotte a corpi su cui esercitare potere.
La violenza economica è una forma subdola di controllo che limita l'autonomia delle donne. Molte donne in Italia vivono in situazioni lavorative precarie e discriminatorie, che impediscono loro di raggiungere l'indipendenza finanziaria. Questa dipendenza economica le rende più vulnerabili alla violenza e agli abusi.
I centri antiviolenza e le case rifugio, pur essendo previsti dalla legge, soffrono di finanziamenti insufficienti e distribuiti in modo disomogeneo. Il Comitato CEDAW ha chiesto all'Italia di affrontare il contrasto alla violenza contro le donne con maggior impegno, investendo risorse adeguate e sviluppando meccanismi di monitoraggio e valutazione rigorosi e trasparenti.
Dati e Statistiche
In Italia, il 31,5% delle donne tra i 15 e i 64 anni ha subito una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica nel corso della sua vita. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici. Gli stupri sono commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 9,4% da amici e nel 3,6% da parenti. Anche le violenze fisiche sono per la maggior parte opera del partner o di ex. Gli sconosciuti sono autori soprattutto di molestie sessuali, nel 76,8% dei casi.
I femminicidi rappresentano l'ultimo atto di un ciclo di violenza che può durare anni. Nel 2023, secondo i dati del Ministero dell'Interno, 120 donne sono state uccise per mano di un uomo in Italia. In 64 casi, l'assassino era il marito, il fidanzato, il compagno o l'ex. La verità è che gli uomini violenti uccidono le donne per possederle e controllarle. 7
Aspetti Legali e Normativi
Quest'anno, la proposta di direttiva europea per il contrasto alla violenza contro le donne, che qualificava lo stupro come sesso senza consenso, non è stata adottata. Questo avrebbe conformato il diritto europeo alla Convenzione del Consiglio d'Europa in materia di violenza di genere del 2014 (Convenzione di Istanbul), secondo cui il consenso deve essere dato volontariamente e valutato tenendo conto della situazione e del contesto. La mancata adozione di questa norma significa che l'atto sessuale senza consenso non sarà reato in tutta l'Unione Europea, lasciando l'Italia tra i paesi più arretrati in termini di legislazione sul consenso. Significa che in Italia, se sei vittima di stupro, devi provare tu che non eri consenziente.
A qualcuno viene in mente una legge con la quale il parlamento dà potere allo stato sul corpo degli uomini? Invece su quello delle donne ce ne sono, eccome. In Italia la 194/78 (IVG), e la 40/2004 che regola la fecondazione assistita, influenzando direttamente le decisioni riproduttive delle donne. Ma nel mondo siamo messi molto male: leggi sul vestire e sul comportamento come in Iran che comportano multe e pene detentive, paesi che richiedono un tutore maschio alle donne per molte attività quotidiane, o che non tutelano le bambine dalle mutilazioni genitali femminili o dai matrimoni precoci; paesi che escludono o limitano in modo ideologico il diritto ad un aborto sicuro e legale.
Questa domanda sottolinea la disparità di trattamento e il controllo che spesso viene esercitato sul corpo delle donne. La questione dell'autodeterminazione e dell'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è una delle più importanti battaglie per i diritti delle donne. La possibilità per le donne di decidere autonomamente sulla propria salute riproduttiva è fondamentale per l'uguaglianza di genere e per la loro emancipazione.
Accesso all'Aborto Sicuro
La Francia ha recentemente inserito l’aborto tra i diritti costituzionalmente garantiti. Il Parlamento Europeo ha da poco approvato una risoluzione per inserire nella Carta dei diritti fondamentali l'accesso all'aborto sicuro e legale. Questa è una buona notizia per i diritti sessuali e riproduttivi. Tuttavia, in Italia, l'accesso all'aborto è spesso ostacolato da una serie di problemi strutturali. Attualmente, 7 ginecologi su 10 sono obiettori di coscienza e, in alcuni ospedali, la percentuale di obiettori raggiunge il 100%. Questo costringe chi vuole abortire a viaggiare centinaia di chilometri per poter accedere a questo diritto. Sebbene la legge 194 del 1978 riconosca l'aborto, nulla viene fatto affinché questo diritto sia tutelato e uniformemente accessibile in tutto il Paese.
In Italia, la legge 194 sul diritto all'aborto è stata promulgata nel 1978, ma la sua applicazione resta problematica. La proposta di inserire il movimento pro-vita nei consultori rappresenta una mancata applicazione della legge sul diritto di scelta alla maternità consapevole. Sarebbe importante implementare i servizi a supporto dell'infanzia e rendere effettivamente applicata la legge 194.
Dati e Statistiche
Il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere, con tassi di abortività tra i più bassi al mondo. Nel 2020, ci sono state poco più di 66.000 IVG, il 9.3% in meno rispetto al 2019. La percentuale di ginecologi obiettori, seppur lievemente calata, rimane alta. Migliorano i tempi di esecuzione delle IVG, con un aumento della percentuale di interventi effettuati precocemente, riducendo il rischio di complicanze.
In Italia, prevale ancora l'aborto chirurgico rispetto all'aborto farmacologico, nonostante quest'ultimo sia meno invasivo e associato a un minor rischio di complicanze. Nel 2018, il ricorso all'aborto farmacologico era solo del 24.4%, un dato basso rispetto ad altri paesi europei; con percentuali che in alcune regioni, come la Sicilia, non arrivano al 15% degli aborti totali. Dal 12 agosto 2020, nuove linee guida permettono l'aborto farmacologico fino a 9 settimane di gestazione, anche in strutture ambulatoriali pubbliche e consultori.
La diversità è una caratteristica intrinseca della natura. La normalità non è rappresentata dalla maggioranza, ma dalla varietà. La maggior parte delle persone ha il gruppo sanguigno 0, ma chi ha il gruppo AB è altrettanto normale, solo meno comune. Allo stesso modo, in Italia, tre donne su quattro hanno i capelli castani, ma ciò non rende anormale una donna bionda con gli occhi azzurri. La normalità comprende una vasta gamma di colori della pelle, con 370 punti del DNA che ne determinano le sfumature. Quindi, se qualcuno ha un problema con certi colori o orientamenti sessuali, questo riflette un pregiudizio personale, non una deviazione dalla norma naturale. La varietà negli orientamenti sessuali è una manifestazione naturale della diversità umana.
Solo nel 2003 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l'omosessualità "una variante naturale del comportamento umano", eliminandola dalla lista delle malattie mentali. Questo riconoscimento è stato un passo importante verso la normalizzazione e l'accettazione delle persone LGBTQIA+. Tuttavia, nel 2024, mentre il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale in 36 Paesi, le persone omosessuali subiscono ancora spesso discriminazioni, violenze e molestie in molte parti del mondo. L'omosessualità è criminalizzata in 62 Paesi, e in 12 di questi è punita con la morte.
L'Italia non ha firmato la dichiarazione a favore dei diritti LGBTQIA+ proposta dalla presidenza belga del Consiglio UE. Il testo chiedeva l'impegno ad attuare strategie nazionali per le persone LGBTIQ+, il sostegno alla nomina di un nuovo commissario UE per l'uguaglianza, e lo stanziamento di risorse sufficienti per migliorare i diritti delle persone LGBTIQ+. Rifiutiamo in questo modo di riconoscere i diritti dei figli anche delle coppie gay e l’adozione di un certificato europeo di filiazione. Praticamente in tutta l'Europa, salvo alcuni Paesi come l'Italia, la Polonia, l'Ungheria, i figli di coppie omogenitoriali sono riconosciuti fin dalla nascita, senza dover affrontare lunghe battaglie per ottenere la trascrizione di certificati esteri o la stepchild adoption cioè l'adozione del figlio del partner.
Quest'anno, l'Italia è scesa ulteriormente nella classifica "Rainbow Map" di ILGA-Europe, classificandosi al 36° posto su 46 Paesi. Il rapporto suggerisce che l'Italia debba intensificare gli sforzi per migliorare le leggi e le politiche relative ai diritti delle persone LGBTQIA+, in particolare in aree come la protezione legale, il riconoscimento di genere e l'ampliamento di politiche antidiscriminatorie.
In Italia, le aggressioni omotransfobiche sono numerose: negli ultimi 10 mesi, ci sono stati 94 episodi noti e 153 vittime conosciute. Molte aggressioni non vengono denunciate a causa della mancanza di una legge specifica. Fino a 23 anni fa, le persone omosessuali non potevano donare il sangue a causa di pregiudizi sull'HIV.
L'Italia non riconosce il matrimonio egualitario e non ha una legge che faccia riferimento ai crimini d'odio contro la comunità LGBTQIA+. Inoltre, non esiste una norma che regolamenti il riconoscimento del genitore non biologico nelle coppie omogenitoriali con figli nati all'estero tramite la procreazione assistita.
Col patrocinio di: Bologna Città Metropolitana, Piano per l’uguaglianza di Bologna Città Metropolitana, Comune di Bologna, Comune di Rimini, Comune di Cesena, Comune di Imola.
Media Partner: Aleo Film
Salvaiciclisti Bologna
Via dell'Indipendenza 71/Z
40121 Bologna
C.F. 91364420371
info@salvaiciclisti.bologna.it
Salvaiciclisti Bologna
Via dell'Indipendenza 71/Z
40121 Bologna
C.F. 91364420371
info@salvaiciclisti.bologna.it
Quest'anno il nostro giro sociale si sdoppia!
Non prendere impegni per il primo fine settimana di ottobre, presto tutti i dettagli.
Quest'anno il nostro giro sociale si sdoppia!
Non prendere impegni per il primo fine settimana di ottobre, presto tutti i dettagli.